01 gen 2014
PACE SHALOM SALĀM
Scritto da Piergiorgio |
Letto 11154 volte | Pubblicato in Il mio blog
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L’anno da poco iniziato, come sarà, cosa ci riserverà il futuro? Difficile fare previsioni. In parte, come sempre, i giorni che ci attendono sono nelle nostre mani; in parte dipendono da fattori che esulano dalla nostra possibilità di determinare l’avvenire.

Anche la Pace, di cui oggi si celebra la giornata mondiale, da oramai più di 40 anni, come ogni cosa umana in parte sta nelle nostre possibilità realizzarla; in parte ci sfugge. Per chi crede è innanzitutto dono di Dio all’umanità. Ma questo suo dono, che è sempre dato, è messo nelle nostre fragili mani e allora diventa più che mai una chiamata a responsabilità di tutti e di ciascuno, realizzarla. Forse c’è chi pensa che tutti vogliano la pace, ma non è vero. Magari tutti desiderano stare in pace; questa però è un’altra cosa. C’è chi vuole la pace dei cimiteri; chi vuole la propria pace ma non quella degli altri e anche chi non la desidera per niente perché ama stare nel conflitto, anche quando significa morte dolore, distruzione. Magari saranno una minoranza, costoro, ma esistono. Così come esistono quanti non hanno a cuore la vita degli altri, al di fuori della propria cerchia di appartenenza; quanti ritengono che vengono prima gli interessi di carattere economico, di supremazia politica e sociale. È una visione cinica, quella che presento? Può darsi, purtroppo la realtà pare lì a ricordarlo. L’uomo ne ha fatto di strada, da quando si è alzato in piedi, ma sulla via della costruzione di rapporti fraterni e di giustizia tra i suoi simili siamo ancora per tanti aspetti agli albori. Aveva ragione Oscar Wilde a sostenere che “Finché la guerra sarà considerata una cosa malvagia, conserverà il suo fascino. Quando sarà considerata volgare, cesserà di essere popolare”. Che non sia il desiderio di pace a prevalere negli intendimenti di quanti reggono le sorti del mondo, lo dimostra che il fatto che nessuna nazione opera realmente sul fronte del disarmo; al contrario si continuano ad inventare sempre più armi sofisticate in grado di essere utilizzate da operatori che non combattono più sui campi di battaglia, ma dietro comode scrivanie; come in un gioco. Nelle guerre passate il nemico lo si doveva guardare negli occhi, prima di ucciderlo. Oggi, e da molto tempo, non è più necessario. I nemici perché non mettano a nudo la coscienza di chi li deve ammazzare, devono sempre più risultare dei numeri; al massimo dei bersagli da colpire. Se quanti fanno le guerre perché amano le guerre fossero costretti a confrontarsi con lo strazio e il dolore di ogni loro vittima, senza poterli sfuggire, forse servirebbe a offrire loro una visione diversa; forse... Ma ciò che può realmente fare la differenza e avviare un cambio di paradigma, a parer mio, è l’educazione alla pace e alla risoluzione non violenta dei conflitti. Questo si dovrebbe fare iniziando dalle giovani generazioni. E in questo si dovrebbero investire risorse in pensiero e in denaro. In questo campo siamo chiamati tutti a fare la nostra parte: dalle istituzioni, alla politica, alle agenzie sociali di ogni ordine e grado. La pace conviene, ma finché non ce ne rendiamo conto, sperimentandola a partire dal nostro quotidiano, rimarrà sempre soltanto un sogno o una aspirazione più forte quanto più la sentiamo minacciata da qualche avvenimento concreto, e che poi viene riposta nel cassetto del dimenticatoio fino alla prossima occasione. La pace, in ebraico shalom, è molto più che assenza di conflitto: significa completezza, prosperità, benessere. Quindi interessa ogni aspetto della vita delle persone. Che questo 2014 porti a tutti noi il dono della pace vera e che ciascuno di noi si senta chiamato ad essere operatore di pace nella propria vita, così che cresca in ogni luogo, in ogni ambiente, nel mondo intero. Buon 2014 a tutti voi che mi leggete.

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