27 mar 2013
A PARER MIO
Scritto da Piergiorgio |
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Ricordo un episodio per me abbastanza illuminante di un certo modo di intendere la politica, il confronto, la trattativa e pure il cambiamento. Eravamo negli anni Settanta e facevo parte del Consiglio di Fabbrica nel quale erano rappresentati delegati di diverso orientamento politico, tra i quali parecchi legati a movimenti della sinistra così detta extraparlamentare.

Io non avevo tessera di nessun partito; soltanto quella dei metalmeccanici. Facevo parte anche dell’Esecutivo di fabbrica, un gruppo più ristretto di delegati, con compiti specifici. Non dovendo rispondere né a partiti né a movimenti, ma solo agli operai che mi avevano eletto, non avevo difficoltà a confrontarmi con nessuno. Per altri era diverso: veniva prima l’appartenenza, l’ideologia e quando si discuteva di qualche cosa, potevi star certo di sapere in anticipo le varie posizioni. Un giorno venne da me il responsabile dei distributori delle bevande in fabbrica, prospettandomi la necessità di un ritocco delle tariffe. Ricordo che lo giustificò dimostrandomelo in modo convincente. Risposi che della cosa avrei informato, come era mio dovere, il Consiglio di Fabbrica, il quale avrebbe deciso in merito e poi gli avrei risposto. Sapendo come si sarebbe svolta la riunione, prepari in anticipo una lettera di risposta che era una vera e propria presa per “il culo”. Riunii il Consiglio; informai della richiesta e lessi ai presenti al lettera che avevo preparato in precedenza. Come avevo ampiamente previsto, la maggioranza del Consiglio espresse parere negativo alla richiesta di adeguamento del prezzo delle bevande e approvò senza battere ciglio la mia risposta. Lo stesso giorno, se non ricordo male, recapitai la lettera all’interessato e il giorno seguente la Ditta in questione si attivò per togliere i distributori. Ci fu una sollevazione da parte degli operai che quando seppero a cosa era dovuta la decisione, insorsero dicendo che eravamo diventati tutti matti; che il ritocco del prezzo delle bevande era più che giustificato (erano fermi da qualche anno). I primi a muoversi chiedendo che la decisione fosse rivista, furono alcuni tra i più intransigenti dei delegati; alcuni di quelli per il quale il termine trattare era sinonimo quasi sempre di tradimento. Parlando direttamente con il Responsabile di quella Ditta, si dissero disposti a concedere un aumento maggiore di quello che era stato richiesto (cinque lire). Non nego che la cosa mi divertì parecchio. Ecco, dopo aver letto le dichiarazioni seguite alle consultazioni tra il segretario del PD Bersani e il M5S, da parte di esponenti di quel movimento, a iniziare da Grillo, mi è parso di essere precipitato all’improvviso dentro quegli anni, dentro lo stesso ambiente. Ho sempre diffidato di quanti si considerano (e magari lo sono pure per il momento) più puri degli altri, più integri, onesti e genuini, soprattutto quando accompagnano questa loro presunta diversità con l’insulto verso il resto del mondo. Io resto del parere che un mondo, una società migliore sia possibile davvero costruirla e che sia giusto e doveroso, da parte di quanti si accingono per la prima volta a concorrere a governare, vigilare perché non si ripetano imbrogli, accordi sotto banco, perché non si pratichino vecchie e stantie modalità di operare. Da qui a presumere di essere gli unici in grado di far bene e che tutti gli altri siano soltanto da buttare, mi pare che sia soltanto segno di una boriosa sicumera che potrà soltanto far del male.

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