Ultima modifica Lunedì 26 Novembre 2012 18:24
25 nov 2012
LA MIA DONNA
Scritto da Piergiorgio |
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È bene, probabilmente necessario che ci sia una giornata dedicata alla violenza contro le donne, ma è triste che debba esistere e soprattutto è disgustoso costatare quanto la violenza contro le donne sia ampiamente diffusa in ogni strato sociale e anche troppo spesso sconosciuta, nascosta, ignorata, e soprattutto non sufficientemente contrastata a livello legislativo e culturale.

Eh, sì, amici maschietti, siamo noi che dobbiamo innanzitutto cambiare e cambiare profondamente; magari a iniziare da un certo linguaggio che ci appartiene, anche se confesso che sul piano personale non mi è mai appartenuto e ancor meno piaciuto. Per qualcuno sarà probabilmente niente più che un vezzo, un modo di dire, uno stereotipo, un’innocente sottolineatura utile soltanto a fini identificativi. Per altri, al contrario è proprio una sottolineatura, un marcare il territorio, una dichiarazione di proprietà non solo metaforica, che sottende un pensiero vecchio, un male di vivere, una concezione dei rapporti tra le persone basato sul possesso che sconfina nella cosificazione. E talvolta c’è anche un certo gioco delle parti in questo modo di sentire, per cui alle stesse donne non dispiace poi del tutto “sapersi” di qualcuno. In realtà non siamo di nessuno. In ogni legame che sia di tipo amicale o amoroso ciò che siamo chiamati a fare, semmai, è creare rapporti che ci aiutino a crescere in libertà e responsabilità l’un verso l’altra perché è solo nel dono reciproco che ci umanizziamo e conseguiamo la nostra piena maturità. Quando diveniamo dipendenti dal partner, oppure ci imponiamo sullo stesso, qualunque sia la modalità con cui lo realizziamo, imbocchiamo una via sbagliata che non può che farci del male. Amare è un’arte, scriveva Fromm, il che significa che come ogni altra arte si deve apprendere e imparare. Troppi uomini continuano a pensare di saper già tutto fin dall’inizio, infatti, quando le cose non tornano loro come le avevano immaginate; quando “la mia donna”, non corrisponde più all’oggetto che si erano raffigurato, allora, nell’illusione di poter farlo rientrare nella parte che le avevano assegnato, lo malmenano, rivelando l’opinione reale che avevano di essa fin dall’inizio, cioè che fosse una loro proprietà non già una persona con idee, sentimenti, aspirazioni proprie.

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