17 set 2012
IL VECCHIO E IL NUOVO
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3798 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Pare di assistere alla fiera delle vanità ascoltando ogni giorno le varie ipotesi di premierato che si annunciano in previsione della prossima tornata elettorale. Quando non si parla di premier, si parla di possibili alleanze, quasi che a noi elettori le cose che stanno più a cuore siano queste e non altre. Intendiamoci, entrambe le questioni hanno una loro innegabile importanza; credo però che altre siano le questioni importanti e impellenti delle quali discutere. Personalmente mi piacerebbe sentire parlare di programmi, ad esempio.

Non già un elenco mirabolante di cose da fare, somigliante al libro dei sogni, piuttosto di quattro cinque argomenti, proposte concrete d’intervento su questioni essenziali, dirimenti, in grado di convincermi davvero che vale ancora la pena di scommettere sul nostro futuro. Mi basterebbero tre impegni da parte di chi si propone per il governo futuro del Paese, per indurmi a votare con convinzione. Innanzitutto mi piacerebbe sentir dire in modo esplicito e chiaro che il modello di sviluppo seguito fin qui è arrivato al capo linea, non regge più e che si deve cambiare. Che il problema non è tanto quello di accrescere la ricchezza, ma semmai distribuire in modo più giusto e più equo quella che già possediamo. Che se proprio vogliamo parlare di accrescere la ricchezza, ci sono molteplici settori nei quali è ragionevole puntare alla crescita, mentre in altri abbiamo raggiunto livelli di guardia procedendo oltre i quali possiamo soltanto farci del male. Vorrei che in un programma di governo ci fossero due impegni solenni: sradicare, dichiarandola illegale, la miseria e un altrettanto deciso impegno a metter fuori legge la ricchezza fine a se stessa, che non è altro che il rovescio della medaglia. Se, infatti, ci sono persone che muoiono di fame, è perché ne esistono altre che muoiono d’indigestione. Non è necessario avere una laurea in economia per capire che questa è l’equazione sulla quale si regge il mondo attualmente; anche il nostro, di noi italiani. Da questi due impegni discendono anche tutte le scelte concrete che si possono compiere o si sceglie di non fare. Se quanti intendono porsi al servizio del Paese, attraverso il nobile impegno politico, vivessero la condizione di chi sta peggio, o quantomeno imparassero a guardare alle cose attraverso i loro occhi, e li sapessero davvero ascoltare, probabilmente avrebbero qualche chance in più di riuscire a fare quanto a loro richiesto per imprimere davvero una svolta a questo disastrato Paese e avviarlo verso traguardi di maggiore giustizia, eguaglianza e fraternità. Però so bene che non possiamo aspettarci i cambiamenti dall’alto, e allora è possibile un vero cambiamento soltanto se partendo dal basso, sappiamo organizzarci su questi valori; farli nostri e combattere perché diventino patrimonio dei più. Soltanto così possiamo coltivare la speranza in un futuro migliore; tutto il resto sono cose vecchie che non m’incantano più.

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