16 ago 2012
PANE E VELENO
Scritto da Piergiorgio |
Letto 4134 volte | Pubblicato in Il mio blog
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La vicenda dell’ILVA di Taranto che da giorni tiene banco su tutti i giornali, è una vicenda drammatica e contemporaneamente emblematica di un modo paranoico di affrontare situazioni altamente critiche. Pare che l’alternativa posta sia quella tra pane e veleno, quasi che si equivalgano. Se si è arrivati alla situazione attuale, le responsabilità sono ampie e diffuse e non imputabili a un solo soggetto o a una categoria sola di persone.

Raccontano di un modello di sviluppo ancora ampiamente prevalente sul nostro pianeta, che non mette al primo posto le persone e l’ambiente, ma altri valori, in nome dei quali si è disposti a sacrificare qualunque altra cosa. E quando quel modello è messo sotto accusa, ecco che allora si fomentano guerre tra poveri. Anziché ricercare le soluzioni più difficili e ardue da perseguire, ci si abbandona alle reazioni più emotive; di pancia, quasi che le uniche alternative perseguibili siano tra la scelta di mettere sul lastrico migliaia di persone, o al contrario, continuare la strada fin qui perseguita, che significa morte per tante altre. Nessuna persona di buon senso porrebbe mai un’alternativa di questo tipo. Una società, una politica, un governo, delle forze sociali responsabili, attiverebbero tutti gli strumenti possibili e immaginabili perché la difesa del posto di lavoro cammini passo, passo con la difesa della salute delle persone, trovando le risorse, non solo economiche, necessarie per salvaguardare entrambe le esigenze poste sul tappetto. Non se ne esce con scontri di carattere ideologico o con prese di posizione preconcette, ma soltanto attraverso la sincera collaborazione di tutti, senza nulla concedere a quanti, in nome dell’emergenza e della criticità della situazione presente, vorrebbero frapporre ostacoli volti a impedire il raggiungimento di entrambi gli obiettivi: la garanzia del lavoro per quanti oggi lo vedono messo in discussione e la garanzia della salute, che non può essere negoziabile. L’economia ha certamente le sue esigenze, ma non può essere che quelle esigenze siano prevalenti rispetto alla tutela della salute delle persone. La tutela e la garanzia del posto di lavoro non possono reggersi sullo sfruttamento di coloro che concorrono a produrre la ricchezza del paese o a scapito della loro salute e di quella di quanti vivono accanto ai nostri complessi industriali. Veramente strategico per un reale sviluppo umano e sociale, sono la salvaguardia della vita delle persone, il loro benessere a tutto campo e non solo economico. Finché tutto questo non diventerà cultura e coscienza condivisa, temo che dovremo fare ancora i conti con tante altre “ILVA” e con altrettante improvvide e grottesche richieste di scelta tra pane e veleno.

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