13 giu 2011
L’ITALIA S’È DESTA
Scritto da Piergiorgio |
Letto 11749 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Il quorum è stato raggiunto in questi referendum appena conclusi, e questa è certamente una bella notizia. Ancora non conosciamo i risultati dei vari quesiti, anche se le prime proiezioni fanno supporre una vittoria dei sì. Ma al di là del responso delle urne sui temi sottoposti a referendum, il fatto che una maggioranza qualificata di elettori abbia deciso di avvalersi dello strumento referendario per dire la propria su questioni importanti, quale erano quelle proposte, fa pensare che ci troviamo dinnanzi ad una svolta importante.
Viene meno, dopo tanti anni, una certa disaffezione verso la politica, intesa come materia che ci riguarda tutti quanti da vicino, ed emerge la volontà di contare. Ed è una volontà che parte proprio dal basso. Dalla base, infatti, è nata e si è sviluppata la forza, la determinazione, che ha portato prima alla raccolta delle firme per richiedere i referendum, e poi anche alla successiva mobilitazione perché andassero a buon fine. Questa volontà, da parte di molti, di tornare ad interessarsi della cosa pubblica, del bene comune, segna un punto di svolta, un capovolgimento, rispetto alla cultura prevalente fino a non molto tempo fa e che sembrava ormai essersi cristallizzata nel nostro Paese. Tutto questo apre lo spazio concreto per un cambiamento reale e profondo nella società, se, come fanno immaginare gli ultimi avvenimenti (mobilitazioni precedenti su questioni varie, elezioni amministrative e referendum), sono segnali inequivocabili che si desidera girare pagina nel fare politica e nel progettare il futuro dell’Italia. Probabilmente il berlusconismo, inteso come fascinazione per un sogno prospettato, che si è rivelato più come un incubo che una prospettiva radiosa, si sta sgretolando sotto il peso della sua inconsistenza organica. Forse, ma è ancora presto per dirlo, gli italiani si stanno accorgendo che la vita reale è molto più complessa e anche difficile, di come qualcuno ce l’ha voluta narrare e che se sognare è qualcosa di buono, il sogno, per potersi davvero realizzare, deve avere basi più consistenti e durature, ampie e condivise, di quelle che ci sono state prospettate in questi ultimi quindici vent’anni. Speriamo davvero che questa data segnali un nuovo inizio e una capacità nuova da parte di tutti noi di ripartire, aprendo il cammino ad una cultura nuova dello stare assieme, del progettare il nostro futuro, del costruire il bene comune. Capace di realizzare le riforme delle quali c’è urgente bisogno: politiche sociali adeguate e inclusive, opportunità di vita e di lavoro per tutti, una società di cittadini uguali davanti alla legge, uno sviluppo eco compatibile. Oggi si può tornare a sperare. Lo si può fare perché è rinata la voglia di partecipazione, l’unico agente di vero cambiamento nella società.
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