Ultima modifica Domenica 24 Aprile 2011 08:06
18 ott 2010
SPETTACOLO INDECENTE
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3703 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Provatevi a riavvolgere il nastro della registrazione della brutale aggressione nei confronti della giovane rumena Maricica. E ora riguardatelo, immaginando le sorti capovolte: una giovane donna italiana- chiamatela con un nome qualsiasi di vostra conoscenza- e al posto del suo aggressore italiano metteteci un giovane rumeno. Un nome qualsiasi di fantasia fra quelli più ricorrenti e il gioco è fatto. Ora non rimane che immaginare la canea e le dimostrazioni che ne sarebbero seguite, per non palare di come ci si sarebbe buttata a capofitto la stampa. Il copione è abbastanza noto, anche perché episodi in tal senso ce ne sono stati e sappiamo bene cosa è successo. Ora riguardatevi il tifo da stadio degli amici del giovane aggressore italiano al momento del suo arresto…

Spettacolo indecente che misura però un certo modo, abbastanza diffuso, spero non maggioritario fra i nostri connazionali, d’intendere il valore di una vita. Quella degli altri, che non siano parenti stretti, consanguinei, famigliari, o della cerchia appena appena un pochino più ampia, ha un valore pari a zero; comunque sicuramente inferiore a quella di un qualsiasi altro cittadino. Che sia italiano o straniero è piuttosto secondario. O meglio, se è straniero sicuramente vale meno per principio, ma anche se è italiano non è di uguale valore, soprattutto se è povero, emarginato oppure ha precedenti penali; insomma se non è parte della gente ritenuta “normale”, dove per normale si fa riferimento ad una categoria di persone abbastanza indeterminata, modificabile a piacere. Quanto vale la vita di una persona? Ce lo chiediamo qualche volta? E soprattutto, davvero crediamo che la vita di qualsiasi essere umano ha più valore di qualunque altra cosa? Il rispetto, ritengo, passa anche attraverso la rinuncia a voler sempre e in ogni caso far valere le proprie ragioni, perfino quando l’altro ha torto marcio, se questo comporta un uso sproporzionato di forza per far valere le proprie. Non mi pare che sia un modo di sentire molto condiviso. E certamente la cultura dominante non aiuta, se è vero che pare prevalere un modello di comportamento che esalta chi grida di più; chi sa imporsi sopra gli altri; quanti, pur di averla vinta, sono disposti a passare perfino sopra la propria madre. Il tasso di violenza verbale e fisica diffusa nella nostra società non fa ben sperare. Forse è arrivato il momento di usare altri mezzi, altre categorie mentali nel rapportarsi fra le persone, e imboccare con maggior determinazione la strada più ardua ma più produttiva della non violenza attiva.

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