È conveniente che muoia un solo uomo (Gv 11,45-56)
45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46 Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
47 Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: "Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. 48 Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione". 49 Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla! 50 Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!". 51 Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52 e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53 Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
54 Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
55 Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56 Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: "Che ve ne pare? Non verrà alla festa?".
Non è la scelta del male minore quella che propone ai suoi pari il sommo sacerdote Caifa. In questi giorni sui giornali locali, e non solo, ha tenuto banco una questione assai dibattuta riguardante a chi dare precedenza, e in base a quali criteri, nell’intervento di cura ai ricoverati in terapia intensiva a causa del virus, a fronte di richieste di interventi maggiori degli strumenti sanitari a disposizione, i respiratori. In una lunga intervista rilasciata a un quotidiano locale di ieri, padre Erminio Gius, cappuccino e psicologo, precisava che il medico, meglio se in equipe, deve prendersi la propria responsabilità, ma caso per caso, puntando dove c’è maggiore possibilità di vita. Prima di questa osservazione si era premurato di stigmatizzare il fatto che in passato si fosse disinvestito nella sanità pubblica. Questo inciso può aiutarci nella riflessione sul brano del vangelo di oggi. C’è una grande differenza tra la scelta che in talune circostanze si può dover operare tra beni diversi, scegliendo tra due mali, il minore e la decisione di Caifa che a prima vista può sembrare muoversi dentro la stessa casistica morale. Nel caso di scuola, e in quello attuale, poco sopra ricordato, chi è chiamato a fare una scelta drammatica sa però che il male minore che sceglie resta pur sempre un male, e se ne duole. Non così è per Caifa e per tutti i Caifa di ogni tempo e di ogni luogo. Sì, anche lui per convincere gli altri afferma che è meglio che muoia un uomo solo piuttosto che perisca l’intera nazione, ma lo fa per interesse, convenienza, non certo per altruismo o per un male minore. Infatti a innescare la discussione nel sinedrio era stato quanto avevano detto all’inizio alcuni dei convenuti dopo aver assistito al risuscitamento di Lazzaro: Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione. Distruggeranno il tempio, ecco ciò che temono, e poi certo, anche la nazione. Ma prima di tutto il tempio, centro del loro interesse, dei loro traffici, del loro potere. Non dimentichiamo che Gesù aveva detto alla donna samaritana che era giunto il tempo che i veri adoratori che Dio cercava erano quelli che lo facevano in spirito e verità, ossia chi “fa della sua vita un dono d’amore ai fratelli con gioia e gratuità” (salmo 49 in Salmi oggi di Sergio Carrarini)