E questo proprio perché non siamo più capaci di vedere ciò che di splendido avviene in noi e attorno a noi. Siamo più propensi a soffermarci sugli aspetti negativi e problematici della vita che non a tutto ciò che nasce e germoglia di bello e di nuovo ogni giorno. Un po’ come gli scribi che stavano lì seduti ad osservare con occhio cattivo Gesù e che anziché rallegrarsi per quanto andava dicendo e facendo, pensano in cuor loro che quel profeta stesse bestemmiando. Non sono in grado di partecipare alla gioia del paralitico che è risanato nel corpo e nello spirito, né della fede di coloro che lo hanno portato fino a Gesù. Anche oggi quanti, mossi dal bisogno degli uomini, specie dei più poveri, sono dei disturbatori per i tanti benpensanti che si vedono scoperchiare il tetto delle loro ipocrisie, dei loro egoismi per permettere agli esclusi di poter beneficiare del banchetto della vita. Noi, da che parte ci collochiamo: con i primi o con coloro che sono intenti a difendere lo status quo, ben installati nelle loro presunte e comode sicurezze, e che ritengono una bestemmia ogni azione a volta a rimettere in piedi poveri, emarginati, migranti, ridando loro dignità e un posto nella società?