Piovono razzi da una parte e bombe più o meno intelligenti dall’altra. A farne le spese, come accade troppo sovente, sono soprattutto civili e tra loro, vittime del tutto innocenti, i bambini. La diplomazia arranca; le posizioni tra i vari contendenti sono sempre lontane e inconciliabili. Ciascuno è impegnato a segnare quelli che ritiene paletti insuperabili, condizioni imprescindibili, limiti invalicabili per poter ipotizzare una tregua che sarebbe in ogni caso soltanto un silenzio temporaneo delle armi.
I torti e le ragioni delle parti in causa sono un ginepraio inestricabile difficile da districare, di fronte al quale anche i più volenterosi e ben disposti sono assaliti da comprensibile sconforto, sfiducia, così che è più facile e “ragionevole” parlare di conflitto irrisolvibile, piuttosto che il contrario. Eppure non è possibile, perché semplicemente non sarebbe umano, degno degli uomini, arrendersi, neanche a fronte di tanto sconquasso. La Pace è sempre possibile, per quanto possa apparire utopica e fuori da ogni possibilità concreta. Se solo quanti detengono il potere guardassero al conflitto in atto ormai da troppo tempo, con gli occhi dei bambini, che da una parte e dall’altra tradisce dolore, paura sgomento, io credo che qualche ragione in più per ricercare soluzioni ragionevoli e giuste sarebbero in grado di trovarle. Lo sguardo dei bambini non è viziato dall’animosità che avvelena l’animo degli adulti e i loro sogni sono simili, anche se sognati in lingue diverse. Sono fatti per comprendersi, i sogni, le speranze dei bambini; in ogni parte del mondo, anche nel Vicino Oriente. Il loro sguardo, per quanto possa essere compromesso dalla propaganda alla quale sono soggetti e che, strumentalizzandoli, può talvolta comprometterne la trasparenza, non è soggetto ai calcoli cinici degli adulti per i quali possono perfino diventare strumenti di promozione delle rispettive tesi contrapposte. Purtroppo, nonostante l’umanità abbia fatto innumerevoli passi avanti nel riconoscimento dei loro diritti, ancora non è capace di tutelarli in ciò che c’è di più sacro: il diritto a vivere e a vivere senza il timore di poter morire, rimanere feriti, mutilati, segnati nell’anima e nel corpo per tutta la vita, nel gioco al massacro che i grandi svolgono affermando di farlo per difenderli e garantire loro giorni sereni e spensierati.