24 apr 2012
SERVE UNA NUOVA LIBERAZIONE
Scritto da Piergiorgio |
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Uno spettro si aggira per l’Europa, che cavalca il malcontento dilagante, mietendo consensi tra i settori più colpiti dalla crisi economica, tra le fasce di popolazione più disperate che non riescono a vedere prospettive di futuro. Tra tanto disagio reale le destre più reazionarie hanno facile gioco. Nessun paese pare immune. Francia, Olanda, Ungheria suonano come campanelli d’allarme. La politica, quella che dovrebbe servire da antidoto contro tentazioni autoritarie, xenofobe, razziste, pare asfittica; non è in grado di scaldare più i cuori.

I rischi di una involuzione non sono da sottovalutare. Sbaglieremmo a ritenere che certo passato non possa più tornare. Potremmo senza accorgercene, scivolare lentamente in una situazione sociale e politica catastrofica. Se la rabbia, la disperazione, le paure vere o indotte, di tanti, non sapranno trovare ascolto e risposte in grado di offrire orizzonti di senso, saremo destinati a pagare tutti quanti un prezzo elevato. Nell’anniversario della Liberazione dovremmo chiederci cosa significhi commemorare, cioè fare memoria di quanto accaduto in passato, e non limitarci a vuote liturgie che non sanno dire più niente a nessuno. Oggi la liberazione di cui abbiamo bisogno, è liberazione da una classe politica inetta trasformatasi in casta; liberazione da servaggi impostici da una finanza di rapina e da un mercato che si erige a padrone assoluto senza più regole; liberazione da una corruzione diffusa; liberazione dalla mancanza di senso di bene comune. Abbiamo urgente bisogno e di tornare a contare; di decidere del nostro avvenire; di impegnarci in prima persona. Chiamarsi fuori sarebbe la peggior soluzione. Anche se i motivi di scontento, di sfiducia possono essere molti, così come limitarsi a criticare, sparando nel mucchio, perché non è vero che nella notte tutte le vacche sono scure come potrebbe a volte sembrare. E non ci si può limitare alla semplice protesta per quanto giusta e doverosa possa essere. Dobbiamo al contrario occupare tutti gli spazi possibili di partecipazione e decisione. Anche coloro che combatterono il fascismo e il nazismo, e che sovente pagarono con il prezzo della loro vita, si trovarono ad affrontare difficoltà all’apparenza insormontabili, sorretti soltanto dalla fede in un ideale capace di far loro superare ogni ostacolo. Avevano nonostante il buio del momento, fede nell’uomo e in un’idea di società tutta da costruire. È quello che talvolta a noi manca. Troppe volte non abbiamo saputo davvero fare memoria di quanti sono caduti perché potessimo vivere in una società giusta, fraterna ed egualitaria; ci siamo limitati a onorarne la memoria con le labbra, magari godendo dei frutti delle loro lotte, del loro sacrificio, dimenticando che la pianta della democrazia ha bisogno costante di essere accudita e coltivata. Non tutto è perduto; possiamo ancora cambiare, se vogliamo.

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