giu 2008
Stampa

Valutazioni critiche

In "Un Dio Amico", Bortolotti, pur muovendosi su terreno molto periglioso, ha saputo essere nuovo e convincente; e soprattutto “attuale”, cioè ha parlato agli uomini e alla Chiesa cattolica del tempo presente…Un Dio amico ispira discorsi sconfinati… La conclusione del romanzo e tutto il suo svolgimento, nonostante la vis morale che lo sostiene, è spontaneamente lirica e mistica. Nei personaggi, che se non fossero cristiani, sarebbero tuttavia di intensa religiosità istintiva, si cela un involontario e misterioso messaggio, difficile da spiegare: Tiziano, Alessio, Mattia e le persone a loro vicine assurgono ad emblemi dell’eterna inquietudine umana, dell’eterna ricerca di un’entità che trascende la morte. Non sono fuori dal mondo, non trascurano i loro doveri, non rifiutano le esigenze della vita, anzi le cercano, sono insomma persone qualunque, però mai indifferenti a ciò che esiste al di là del mondo sensibile, come non sarebbero gli assillati cittadini se non fossero chiamati a un culto formale e potenziale. La descrizione dei costumi della Chiesa cattolica tradizionale e curiale, è l’occasione per rappresentare profondi ed evidenti conflitti spirituali, in uno stile realistico, e a volte visionario, che conferisce un’inaspettata grandezza a questi personaggi che non sono nati per essere speciali. Bortolotti rivela un temperamento maturo ed efficace nella descrizione dei caratteri e delle azioni dei personaggi, che si risolvono in percorsi di vita esemplari. La vocazione ad una narrativa in cui la sottaciuta denuncia morale si coniuga felicemente con la trasfigurazione visionaria ed emblematica, fa dell’Autore uno scrittore maturo, padrone dei mezzi espressivi, senza lasciare scoperti le pur forti tensioni, con relativi messaggi. Un Dio amico, fa onore sul piano artistico all’Autore. (Teodoro Giùttari)

In questo testo di alta spiritualità Bortolotti è lontano dal suo stile arguto e picaresco di altri racconti (Reménghi o Una famiglia bislacca). Ci troviamo davanti a un mistico, sempre però attento a non cadere nel bigottismo, anzi a dipingerci una Chiesa, attraverso i suoi illuminati componenti, permeata di amore, di comprensione, di umanità. Una Chiesa ideale, senza pregiudizi, al di sopra di quella della Curia romana, che se fosse allargata a tutti i suoi componenti certamente attirerebbe a sé anche molti agnostici e forse anche certi miscredenti. Il linguaggio è buono, pulito, con puntate che assurgono a poesia e con descrizioni di paesaggi simili a pennellate di un abile acquarellista. La lettura di Un dio amico, non può non lasciare un segno nel lettore, anche in quello più agnostico. La visione di un cristianesimo nuovo, fondato sulle azioni e le parole di Gesù, sul suo immenso amore per l’uomo, contrapposto a una certa Chiesa retrograda e reazionaria non può fare che meditare. Quali le eventuali reazioni della Curia? Certamente Bortolotti si dimostra profondo conoscitore della materia e la sua innovativa visione del cattolicesimo è veramente illuminante, tanto più che il testo non ha mai il sapore del predicozzo, ma è una chiara esposizione attraverso fatti, colloqui.
Originale la scelta di fare tutto ciò attraverso il racconto delle vicende personali del terzetto di protagonisti, personaggi davvero giganteschi anche se forse un po’ troppo idealizzati. Certo non è testo per tutti i palati, ma comunque è notevole il suo impatto. (Adriana Nicolini)

In Un Dio amico Piergiorgio Bortolotti costruisce una complessa trama narrativa che, in apparenza, pretende essere un racconto sulla vita di tre amici ma che a poco a poco, si rivela un dialogo con se stesso e con le sue più profonde questioni esistenziali… La storia vede un professore, un impiegato del Comune ed un odontotecnico passare tanta vita insieme, affrontando delle situazioni difficili che a qualsiasi persona potrebbero accadere: un divorzio, la morte di una moglie, avere in affido il figlio di amici morti in un incidente stradale, l’incontro amoroso dopo la separazione, l’amicizia, la ricerca della felicità, insomma. Ogni capitolo ci svela un particolare di ciascuno di loro, abbondando in descrizioni di luoghi, sguardi situazioni…. I tre protagonisti del romanzo prestano le loro vite ad un obiettivo maggiore: quello della riflessione profonda su Dio. Una riflessione tutt’altro che banale, bensì situata in un registro di complessità e di apertura verso la spiritualità che porta il lettore a chiedersi spesso chi è che parla, di chi si tratta veramente. Il senso di ricerca costante, di una ricerca che non si esaudisce con una lettura seria o una parola “autorizzata” è un punto importante nel tessuto del racconto. Perché è di questo che si tratta in fondo: la ricerca di quel Dio amico che è puro amore e che è completamente sprovvisto delle vesti delle religioni. La critica profonda a tutte le artificiosità religiose che allontanano gli uomini da Dio (infatti è stata fatta dall’Autore una separazione tra “religione” e “fede”) vuole essere anche un messaggio di speranza per se stesso e per tutti coloro che intraprendono una ricerca vera….Lo stile è denso e a momenti difficile: denso perché il calibro delle questioni è grande, profondo, importante e l’Autore lo sa. Difficile per lo stesso motivo: proporre riflessioni relative alla fede (in senso profondo) come narrazione letteraria è un’impresa ambiziosa… Questo racconto abbisogna di un lettore irrequieto, attento, profondo, capace di portare in sé la proposta che gli viene fatta, iniziare insieme a Tiziano, Mattia e Alessio a ricercare, a cercare, a provare la solitudine del dubbio e la scoperta della Fede con la maiuscola. Un Dio amico è un libro impegnativo, di forte emotività, che presenta un altro modo di porsi le questioni della fede…(Maria Belén Rath)

Leggi il libro