Come definire diversamente la piega che sta prendendo la condizione di vita da noi, in Italia, come pure in tanti altri contesti, se non come barbarie?
Il dizionario dà questa definizione di barbarie: condizione di vita caratterizzata da un grado infimo di civiltà e cultura e dal prevalere della forza sulla ragione. Giratela come vi pare, ma a me pare che si stia scivolando pericolosamente verso questo esito. Con quale animo, con quale sentire, con quale intendimento si può giungere a nominare alla presidenza della commissione Diritti Umani a Palazzo Madama una persona che si è rivelata al pubblico per dichiarazioni a dire poco ignobili? Pensavamo che l’essere donna significasse coltivare sentimenti meno volgari di quelli attribuiti generalmente ai maschi. Ci siamo sbagliati. La Pucciarelli non sfigura certo dinanzi al suo “capitano” Salvini, stando alle dichiarazioni a lei attribuite, rintracciabili in internet. Anche lei è una patita delle ruspe per migranti e rom. L’idea che i diritti siano una benevola concessione da parte di chi detiene il potere è ciò che si sta facendo strada in questo momento. Ecco che allora è del tutto conseguente ritenere del tutto legittimo, per costoro, immaginare di poterli accordare a chi pare e piace in modo del tutto arbitrario e secondo la convenienza. Ma se i diritti umani non spettano all’essere umano in quanto tale, allora significa che si sta stravolgendo il senso di quel codice etico che si è voluto che fosse “La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”. Questo governo è palesemente egemonizzato dalla destra estrema incarnata dalla lega di Salvini, un vice primo ministro che sa abilmente combinare toni aggressivi, proposte legislative di segno chiaramente reazionario con atteggiamenti e modalità di proporsi più leggeri, rasserenanti. Insomma il tipico modo di muoversi del demagogo avveduto che sa propinare al pubblico schiaffi, abilmente indirizzati ai nemici, e carezze agli amici. Ma si sa ci sono carezze bugiarde e sono quelle che più difficilmente si percepiscono, tanto più se al contempo si crede che gli schiaffi siano rivolti ai reprobi, intesi come altri. Insomma il suddito al quale si promette felicità e benessere a scapito di qualcun altro, finisce che non avverta quanto il confine tra sé e l’altro sia sottile e facilmente oltrepassabile. Quando accade, e prima o poi accade sempre, è troppo tardi per ribellarsi. Si paga lo scotto. Ecco perché si deve vigilare, contrastare con fermezza la messa in discussione dei diritti spettanti a tutte le persone. I diritti negati agli altri li neghiamo anche a noi. Non è una questione di “buonismo”, ma di semplice buon senso, di saggezza, di utilità di interesse. E poi se vogliamo rimanere cittadini e non tornare ad essere sudditi, allora va negata a chiunque la possibilità di dominarci. Governare è cosa diversa: è servire il proprio Paese nell’interesse di ciascuno e di tutti.