Mi domando a cosa realmente si siano candidate le varie forze politiche, i vari leader ed i parlamentati eletti in quest’ultima tornata elettorale. Più mi sforzo di capire a quale gioco stanno giocano e meno riesco a comprendere.
Siamo in un sistema elettorale proporzionale e con una legge elettorale piuttosto pasticciata, ma comunque adatta a rappresentare la realtà del nostro Paese che è un Paese politicamente diviso tra orientamenti diversi, che sarebbe innaturale voler comprimere dentro schemi che non ci sono mai appartenuti, a meno di non volere ridurre al silenzio, all’insignificanza ampi strati di popolazione. Detto in altre parole, se la governabilità può considerarsi un valore, questa non può avvenire a scapito della rappresentanza e della rappresentatività. Quando sento parlare di efficacia ed efficienza quali requisiti indispensabili per governare, mi viene l’orticaria perché sono termini, a mio parere, usati come grimaldello per convincere della necessità di semplificare ciò che è complesso con operazioni di puro potere togliendo d’attorno, o riducendo ai minimi termini, tutto ciò che è ritenuto di intralcio all’esercizio del potere per il potere che dovrebbe avere mano libera per operare, non già per il bene comune, ma per le élite e per gli interessi di chi più conta e gode di privilegi. Il dizionario etimologico, a proposito di governare, riporta: “Propriamente vale Condurre tra gli scogli e le secche, fra le tempeste ed i venti contrari, salva in porto la nave; e metaforicamente è Reggere il timone dello Stato, e fra le commozioni politiche procurare ai popoli la maggiore sicurezza e prosperità possibile”. Non mi pare sia questo l’intento degli attori in campo in questo momento. C’è chi si definisce vincitore solo perché ha conseguito un risultato elettorale migliore di altri e chi si definisce perdente per averne conseguito uno peggiore; tutti però sanno di non essere autosufficienti per poter governare, di non avere i numeri per farlo. Tuttavia continuano in questa indecorosa pantomima come se la campagna elettorale fosse appena iniziata e, stando alle varie dichiarazioni dei vari leader, ciò che trasuda è il disinteresse delle sorti del nostro Paese. Se avessimo dei leader degni di questo nome avremmo già assistito al tentativo serio di addivenire ad un accordo tra le forze politiche che si ritengono meno distanti tra loro quanto a proposte da mettere sul tavolo e la ricerca di un compromesso capace di prospettare soluzioni praticabili almeno per i problemi più urgenti da affrontare. Invece assistiamo all’incessante scontro tra prime donne intente a disputarsi la coccarda di più bella del reame, senza alcuna autentica preoccupazione per le sorti di milioni di cittadini che versano in gravi difficoltà. C’è di che disperare a riflettere su chi hanno puntato gli italiani quali timonieri incaricati di condurre tra gli scogli e le secche la nave Italia e procurare al popolo italiano sicurezza a prosperità.