Sono del parere che l’arma della violenza sia l’arma degli imbecilli, di quanti non hanno capacità di esprimere il proprio punto di vista, di coloro che ritengono di possedere la verità, di quanti sono prigionieri della loro parziale visione del mondo e delle cose, di quanti mancano di quell’ingrediente così umano che si chiama compassione; e cioè la capacità di vedere nell’altro, in qualunque altro, perfino nel nemico più acerrimo una persona con la stessa identica dignità. Quello che fa differente una violenza dall’altra è solo la modalità con la quale viene espressa, ed è difficile affermare quale sia la peggiore; ammesso che si possano fare delle distinzioni.
Nel mondo e nella nostra società ci sono svariate forme di violenza: da quella dei così detti colletti bianchi a quella più immediatamente brutale che abbiamo visto ieri esercitarsi per le vie di Roma. La seconda appare più indigesta, perché più brutale e primitiva, ma ritengo che i soggetti che la esercitano siano del tutto interscambiabili. Che la logica che li muove sia la medesima. Probabilmente tra quanti usano violenza attraverso arricchimenti illeciti, speculazioni finanziarie, strozzinaggi di vario tipo e coloro che sfasciano vetrine, incendiano automobili, picchiano avversari o presunti tali, non esiste una reale differenza, se non quella data dal contesto in cui operano. La logica che li muove è la medesima: il loro modesto grado di intelligenza, la stupidità, l’interesse personale o di gruppo, il disprezzo per gli altri. Sono dell’avviso che se potessimo fare un salto nel futuro, ci sarebbe consentito vedere qualcuno degli autori della violenza di ieri, seduto dietro a qualche scrivania in un qualche ufficio intento a studiare come accrescere il proprio capitale, così come mettendo all’indietro le lancette dell’orologio, potremmo vedere qualcuno di quelli che siedono oggi in posti di comando, alle prese con contestazioni violente del passato regime di potere. Di rivoluzionario, a mio modesto parere, c’è solo la logica del cambiamento attraverso la pazienza e la fatica dell’operare quotidianamente agendo con criteri diversi da quelli imperanti. Cose da persone autentiche, capaci di pagare di persona, innamorate del loro essere semplicemente e profondamente umane.