I segni di morte sparsi nel mondo sono davvero tanti. Difficile sottrarsi a un senso di smarrimento e di sconforto, vedendo scorrere davanti ai nostri occhi immagini innumerevoli di prevaricazione, di violenza, di dolore, che contrassegnano la vita di tante, troppe persone. Pare di essere confinati irrimediabilmente in un venerdì santo. Il cielo della vita è fin troppo coperto di tenebra e la speranza è ridotta a fiamma quasi smorta. Eppure osiamo ancora sperare!
Ancora credere che è possibile il cambiamento; del cuore, della vita di ciascuno, delle strutture di morte e che l’umanità è destinata a fiorire, rinascere a vita piena. Da quando Dio è entrato nel mondo, assumendo carne di uomo, si è compromesso per sempre con noi, scegliendo l’ultimo posto. In Gesù crocifisso e risorto, ha riscattato ogni schiavo; tutti i perdenti. Ha sovvertito la logica che impregna il sentire del mondo; ha dischiuso orizzonti di senso, ha fatto sbocciare fra noi la VITA. E questa vita, che è lui stesso, l’ha disseminata ovunque. È più forte di ogni opposizione di morte. Credere questo, può sembrare cosa da sciocchi per coloro che si affidano al potere, ai soldi, al successo; a se tessi. Eppure tutti quanti facciamo esperienza, ogni giorno, se solo vogliamo vedere, che l’amore, quello vero, l’impegno per gli altri, il dono di noi stessi, ha un valore più grande di ogni altro. Ciò che davvero ci arricchisce, sta in ciò che doniamo. E in ogni luogo, in ogni ambiente di vita, sono tante le persone che vivono seguendo la logica del chicco di grano. Lo fanno in silenzio; senza troppo rumore. Lo fanno sorridendo; volentieri; con gioia. Sono credenti, oppure no, o di fedi diverse. Sono uomini e donne; adulti e bambini. Sono persone che operano per il bene comune. Sono persone che vivono e che pensano, come me, come tanti, che dobbiamo molto al caso, quanto a luogo, tempi e famiglia in cui nasciamo e cresciamo, e che quindi per quel che riguarda le condizioni di partenza nella vita, abbiamo davvero poco o nulla di cui vantarci. Che a prescindere da quanto appena detto, ciascuno di noi è abitato da un insopprimibile bisogno di felicità, di pienezza di vita. Che in quanto esseri umani abbiamo diritto a poter conseguire questo obiettivo e che per farlo abbiamo bisogno degli altri. Che se le cose stanno in questi termini, è vantaggioso per tutti operare perché ciascuno possa raggiungere il grado più alto di realizzazione personale. Questa è l’unica strada possibile da percorrere per rendere ogni società, ogni comunità, davvero umana, sicura, desiderabile. Ed è possibile farlo in un’unica maniera, a mio modesto avviso, che è quello di imparare a guardarci ad altezza degli occhi. Quando accettiamo di farlo, siamo in grado di scoprire dentro l’altro, ogni altro, perfino dentro lo sguardo del delinquente, quella scintilla di umanità che ci aiuta a illuminare il nostro volto; a rivelarlo a noi stessi. Sì, perché, che ne siamo consapevoli o meno, è l’altro che ci rivela chi siamo veramente, quali sono le passioni, gli ideali, che ci abitano e fino a che punto siamo disponibili a rischiare per essere davvero fino in fondo uomini e donne del nostro tempo, innamorati della vita.