Ultima modifica Giovedì 10 Marzo 2011 11:39
07 feb 2011
SIAMO TUTTI COLPEVOLI
Scritto da Piergiorgio |
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Cari Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia, della vostra morte atroce e assurda, siamo tutti colpevoli. Le nostre lacrime, anche se sincere, non ci assolvono, se abbiamo potuto farvi vivere nel degrado di un campo, con per casa una baracca. Per qualche ora, e forse per qualche giorno, si parlerà della tragedia della quale siete stati vittime innocenti e noi, novelli Erode, a proclamare che quanto è avvenuto è stato orribile; che non doveva assolutamente accadere.

Magari ci rimpalleremo le responsabilità, per poi continuare a fingere di non vedere le tante situazioni invivibili nelle quali sono costrette a vivere le persone come voi. Magari scatterà qualche altro sgombero, accompagnato dalle solite false promesse di una sistemazione migliore. E tutto questo perché non abbiamo il coraggio di ammettere che siete persone che hanno diritto a vivere dignitosamente come tutti noi, anche se siete rom.

No, la vostra morte non è accidentale, anche se l’affermarlo, da parte nostra ci permette di non assumerci le dovute responsabilità in ordine a quanto accaduto. Voi siete vittime del nostro perbenismo, del nostro diabolico egoismo che ci porta a rifugiarci dietro il paravento di non scelte, condite da leggi e ordinanze che hanno il sapore antico del pregiudizio, dell’ostracismo, il tutto motivato dalla ricerca di una sicurezza usata come grimaldello per scardinare le coscienze di tanta “brava gente” disposta perfino a volervi bene, purché siate disposti tornarvene a casa vostra.

Ossia ovunque, purché non qui; non sotto casa, non vicino ai nostri quartieri, non dentro le nostre città. Allora si capisce perché le nostre parole, quelle delle autorità, ma anche di tanta gente comune che si dichiara in questo momento scossa, suonano false. Prima di proferire qualunque impegno, dovremmo fare silenzio e chiedervi perdono. Dopo, soltanto dopo, provare almeno a fare diversamente per quanti si trovano a vivere ancora come siete vissuti voi.

Soltanto se i vostri fratelli, amici, congiunti, la vostra gente, potrà iniziare a vivere una vita degna di questo nome, perciò accettati per ciò che sono; riconosciuti nel loro diritto ad esistere, potremo dire che la vostra terribile morte non è stata una cosa inutile…

Anche se sarebbe stato indiscutibilmente meglio non accadesse.

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